Storia dell’emigrazione … dimenticata …

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Nicola PalmiottiURURI (CB) – Umberto Nicola Palmiotti (in origine più probabilmente Palmiotta) importante anarchico molisano in America. Era nato a Ururi (CB) il 9 novembre del 1895. Di recente il Giornalista Gian Antonio Stella (nel recensire, per “Il Corriere della sera”, il libro dello storico Luigi Botta “Figli, non tornate!”) ha riportato alcuni stralci di una lettera scritta proprio da Palmiotti.

Umberto Nicola Palmiotti nacque ad Ururi (CB) il 9 novembre del 1895. Sin da piccolo manifestò, oltre ad una forte vivacità, la insofferenza a subire silenziosamente lo stato delle cose. Organizzava ogni tipo di iniziativa che potesse, in qualche modo, infastidire i notabili del luogo. Un giorno il maestro disse alla madre: “Nicola è molto intelligente ma ha una strana ed irrefrenabile voglia di sovvertire le cose”. Erano le avvisaglie di quella che sarebbe poi stata la linea guida della sua intera vita. Quando apparve inevitabile lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lui, ferocemente antimilitarista, decise di emigrare per gli Stati Uniti. Qui entrò, quasi nell’immediato, in contatto con il mondo anarchico.

Conobbe rimanendone affascinato Luigi Galleani, anche lui non interventista, che lo introdusse nei circoli anarchici. Galleani qualche tempo dopo dirà di lui: “Nicola ha, dentro di se, tutto la voglia possibile di libertà e giustizia”. Galleani era anche l’ispiratore del giornale “”Cronaca Sovversiva” (riferimento per gli operai italiani) e chiamò Nicola ad una attiva collaborazione. Dove bisognava rischiare o comunque essere in “prima linea” il coraggioso molisano c’era sempre. Iniziarono, come era naturale, i problemi. Erano anni difficili e l’America mal sopportava i movimenti anarchici.

Uno, due, tre arresti non servirono a far recedere Nicola. Conobbe l’anarchico Vincenzo Lo Cicero, ne divenne poi fraterno amico, durante un incontro a Syracuse (New York). Nel frattempo Nicola si era stabilito, nello Stato di N.Y, a Utica. Il 16 giugno del 1917 Lo Cicero e Palmiotti durante una manifestazione di protesta vennero entrambi arrestati. Lo Cicero, trovato in possesso d’una rivoltella e di una bomba a mano fu incriminato per “possesso d’armi ed esplosivi” (venne poi espulso ai primi di marzo del 1918) , Palmiotti fu trattenuto come suo complice (dopo un mese venne rilasciato e fatto tornare ad Utica). In carcere, nel tentativo di fargli svelare altri nomi di anarchici, era stato inutilmente e lungamente interrogato e, disse lui, anche malmenato. Ma Palmiotti non rivelò neppure un nome dei suoi amici.

Quando nel 1920 vennero arrestati Sacco e Vanzetti, che lui ben conosceva, per gli anarchici l’aria divenne irrespirabile. Nicola Palmiotti però non si mostrò intimorito. Le prime manifestazioni in favore di “Sacco e Vanzetti” lo videro attivissimo nell’organizzare la protesta. Una sera , rientrando a casa, si accorse di alcune persone appostate poco distante e allora lui si diede alla fuga. Fu rincorso e contro gli vennero esplosi numerosi colpi d’arma da fuoco ma nessun di questi, per fortuna, raggiunse Nicola. Era comunque un agguato per eliminarlo. Dopo un ennesimo arresto, sia pure breve, Palmiotti decise di rientrare in Italia. Da Ururi continuò a tenere contatti con gli ambienti anarchici e fu sempre presente ad ogni iniziativa. Quando, nel 1927, lo raggiunse la notizia della morte di Sacco e Vanzetti non perse tempo ed espose, orgogliosamente, i simboli della sua appartenenza.

Negli atti dedicati ai “sovversivi” il suo nome c’era sempre e i Carabinieri vigilavano costantemente sulle sue attività. Insieme a Barberio diresse la Federazione Anarchica Abruzzese. E ancora, febbraio del 1948, durante un Convegno che si tenne a Canosa di Puglia (questa volta negli atti si parla di “Gruppo di Ururi”) quando prese la parola si levò, dalla sala, un interminabile applauso. Era oramai ritenuto dal mondo anarchico un riferimento. Di recente il giornalista Gian Antonio Stella nel recensire, per “Il Corriere della sera”, il libro dello storico Luigi Botta “Figli, non tornate!” ha evidenziato una lettera di Nicola Palmiotti indirizzata al padre che lo invitava a tornare in Italia per servire la Patria: “«Capisco che per te saranno eresie queste mie affermazioni, ma è pur necessario che tu ci pensi su almeno per convincerti che tuo figlio ragiona e non sono affatto ingrato né meno affettuoso verso di voi se mi rifiuto di servire la patria dei Savoia e di tutti i ladri nel cui esclusivo interesse sono mantenuti i soldati ed esercitati i giovani nell’ignobile arte di beccai del genere umano». Questo era Nicola Palmiotti !

Morì nel 1969.

A cura di Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”