“La crisi pandemica ha fatto saltare il welfare a velocità disuguale che esiste in Italia. Non bisogna fermarsi ai servizi, ma prendere in carico le persone e i territori in cui vivono. Se dopo la crisi l’Italia non andrà in questa direzione, ripartire sarà quasi impossibile.
Bisognerebbe creare un welfare di prossimità, orientato al benessere di tutti i cittadini e che superi le numerose fratture esistenti tra regioni del nord e del sud, tra aree periferiche e centrali, tra uomini e donne, tra giovani, bambini e adulti. Sarà, dunque, necessario inventarsi un modello economico cooperativo più che competitivo che tuteli prioritariamente la vita delle persone senza lasciar indietro nessuno.
Una sfida senza precedenti per la quale non ci sono esperienze del passato a cui attingere né esempi di paesi stranieri già consolidate”.
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