Quelle vittime sono diventate il triste emblema dei numerosi nostri connazionali costretti a cercare lavoro fuori dalla patria, ma soprattutto sono il doloroso simbolo di quanti, fra costoro, hanno perso la vita sul lavoro. Si trattava spesso d’un lavoro duro, faticoso e pericoloso, talvolta assolto in condizioni inumane, in assenza d’ogni garanzia per l’incolumità di chi lo svolgeva.
Il sacrificio dei minatori di Marcinelle, avvenuto mentre cercavano di migliorare le loro condizioni di vita e quelle dei familiari in un Paese diverso da quello di origine, dovrà essere un monito costante, affinché non si ripetano più tragedie del genere.
In questa ricorrenza, il nostro pensiero di cordoglio va a tutti gli italiani che, negli anni, sono morti sul lavoro, e allora siamo spinti a riflettere sul tema del lavoro sotto il profilo della più alta dimensione umana e sociale.
Nel mondo contemporaneo, in cui l’occupazione cambia ed è sempre più globalizzata e caratterizzata da una grande mobilità di lavoratori e lavoratrici che si spostano in ogni continente, è necessario guardare al lavoro come bene comune oltre che personale, indispensabile alla reale dignità collettiva; affinché siano condivisi, nell’ambito sociale e produttivo, i giusti principi capaci di rendere realizzabile quanto sancito dall’articolo 1 della Carta Costituzionale, ossia il fondamento della nostra Repubblica: il lavoro”. Lo ha riferito in una nota Giacomo d’Apollonio, Sindaco di Isernia.
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