Divieto di caccia al cinghiale, WWF su chiarimenti del TAR Molise

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REGIONE – Il Presidente del TAR Molise, con un articolato decreto emesso in data odierna, ha respinto l’istanza proposta dal WWF, per la sospensione dell’ordinanza n 25 del Presidente della Regione Molise nella parte in cui consente lo spostamento dei cacciatori nel presente periodo di fase2 dell’emergenza covid 19.

In particolare, il giudice amministrativo, pur ritenendo che l’attività venatoria in quanto attività sportiva e motoria in forma individuale non è vietata dal dpcm26 aprile 2020, precisa che invece essa è vietata in forma collettiva. Ed essendo in questo periodo la caccia al cinghiale in Molise consentita, dalla stessa regolamentazione regionale, solo in forma collettiva, essa deve ritenersi vietata.

Scrive testualmente il Presidente Silvestri: “Deve ritenersi precluso l’esercizio della caccia al cinghialeperché il DPCM 26 aprile 2020 consente, all’art 1 lett f), di “svolgere individualmente […] , attività sportiva o attività motoria, purché comunque nelrispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l’attività sportiva e di almeno un metro per ogni altra attività”.

Il decreto del Presidente del TAR molisano costituisce un importante chiarimento sulla disciplina della caccia al cinghiale durante la fase 2, affermando un principio valido sicuramentein tutto il territorio nazionale e cioè che, essendo la caccia al cinghiale esercitata da squadre di cacciatori, è vietata.

Istituzioni nazionali, Enti pubblici e Associazioni uniscono le forze per la prima volta per raccogliere informazioni e dati su distribuzione e consistenza della popolazione di lupo (Canis lupus italicus) a livello nazionale. Da Ottobre 2020 a Marzo 2021 verranno perlustrate, alla ricerca di segni di presenza della specie, circa 1.000 celle di cento chilometri quadrati, distribuite sull’intero territorio nazionale. Per la prima volta il monitoraggio verrà effettuato a livello nazionale, dalle Alpi alla Calabria, utilizzando protocolli di campionamento standardizzati, messi a punto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).

Per riuscire in questa sfida ambiziosa, ISPRA ha attivato una collaborazione con Federparchi (per il monitoraggio dell’area peninsulare) e con il progetto LIFE WolfAlps-EU (per il monitoraggio dell’area alpina), e ha coinvolto diverse associazioni nazionali e locali, che possono fornire un importante contributo conoscitivo con la loro estesa rete di volontari.

Era il 1970 quando, insieme al Parco Nazionale d’Abruzzo, il WWF Italia lanciò l’Operazione San Francesco, per salvare il lupo da un’estinzione quasi certa (in quegli anni i lupi presenti in Italia erano circa un centinaio). All’epoca era fondamentale, oltre che proteggere i pochi lupi rimasti, ricostruire l’immagine di questa specie, inquinata da favole e leggende, per favorirne l’accettazione sociale e la coesistenza con le attività umane.

Dagli anni ’70 ad oggi lo status di conservazione del lupo è molto migliorato, ma è fondamentale non abbassare la guardia.

Pertanto, il WWF Italia e localmente il WWF Molise e l’Oasi WWF – Riserva Regionale di Guardiaregia-Campochiaro, ha aderito all’iniziativa con la sua rete di volontari, ovviamente nel pieno rispetto delle disposizioni anti-COVID.

Il lavoro che i volontari del WWF Molise, coordinati dai Dott. Lorenzo De Lisio, Lino Cirucci e Francesca Spensieri, stanno svolgendo consiste nella raccolta e registrazione dei segni di presenza di lupo, escrementi, impronte e tracce lungo i transetti precedentemente definiti, secondo le direttive tecniche e logistiche che saranno loro fornite dai tecnici incaricati e da ISPRA negli incontri di formazione previsti in queste settimane.

Il censimento è ora al secondo mese di svolgimento e sta contribuendo alla conoscenza sulla presenza e consistenza numerica della popolazione di questo splendido animale.

“Pertanto, il WWF Italia è ancora in prima linea per la conservazione di questa specie iconica, consapevole che la conoscenza della consistenza numerica e della distribuzione della popolazione è la fondamentale base conoscitiva, ma da solo non basta a contrastare le minacce, mitigare i conflitti con l’attività zootecnica, favorire la coesistenza tra lupo e uomo, ed aumentare l’accettazione sociale di questa presenza da parte dell’opinione pubblica, in particolare nelle aree di recente colonizzazione”, dichiara Marco Galaverni, direttore scientifico del WWF Italia. “Ricordiamo poi che lo strumento fondamentale rappresentato dal Piano di Conservazione del Lupo in Italia è ancora fermo al palo in conferenza Stato-Regioni: è ora che l’Italia si doti rapidamente di questo strumento, sgombrando il campo da ogni ipotesi di abbattimenti sistematici, ma mettendo in campo tutte le azioni davvero utili a gestire al meglio la coesistenza uomo-lupo”.