Domenico Lanciano: «Agnone da Gemma dell’Appennino a Capitale della Cultura come risarcimento»

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AGNONE – Domenico Lanciano, calabrese ospite dell’alto Molise ormai da oltre quarant’anni, si è speso più volte affinché Agnone potesse avere un ruolo anche internazionale, mettendo a frutto tutte le peculiarità intanto come “Gemma dell’Appennino” e poi come “capitale” multiforme. Così, nell’organizzare la prima “Festa del libro molisano e della comunicazione sociale” per il dicembre 1989, ha proposto (tramite le colonne del mensile locale “L’Eco dell’alto Molise” del 30 ottobre pagina 4) di rendere tale Città centro di riferimento di un’Ascap (Associazione dei Comuni Appenninici) promuovendo, tra l’altro, anche una “Banca dell’Appennino” per contrastare lo spopolamento della spina dorsale d’Italia (lunga ben 1340 km) che va da Reggio Calabria a Ventimiglia, al confine con la Francia. Agnone non soltanto “Gemma dell’Appennino” ma persino “Gemma d’Europa” ipotizzava. Come situazione permanente di ruolo riconosciuto e guadagnato sul campo in tanti secoli.

Adesso, dopo 34 anni da allora, è ben lieto di augurare che Agnone venga proclamata, sebbene per il solo anno 2026, “Capitale italiana della Cultura”. «E’ un riconoscimento che Le spetta quasi di diritto – afferma Lanciano – non soltanto per gli acquisiti meriti storici e culturali ma anche e soprattutto perché con Agnone possano essere idealmente “risarcite” in qualche modo le località montane e le zone interne che più di tutte soffrono lo spopolamento spietato della società industriale e post-industriale».

E aggiunge: «E’ fin troppo facile candidare a Capitale della Cultura città già abbondantemente blasonate come Lucca, L’Aquila, Rimini o Treviso che sono “centro” di qualcosa e hanno tante altre risorse per evidenziarsi e trarne vantaggi socio-economici. E’ ora che la Cultura guardi bene ai luoghi periferici che, pur pesantemente svantaggiati, sono davvero di tutto rispetto e dignità. Ed è tempo che la Cultura giochi il saggio ruolo del “risarcimento” per terre e genti che continuano a dare al motore della nazione, dell’Europa e della globalizzazione linfa vitale ed insostituibile già da 160 anni specialmente con quella emigrazione di braccia e cervelli, capitali e manager i quali contribuiscono in modo decisivo a collocare l’Italia tra i primi Paesi al mondo. E bisogna riconoscere che adesso è l’emigrazione la prima vera risorsa e Cultura d’Italia».