La loro unione coniugale, durata circa 13 anni, è stata sempre caratterizzata da numerosi litigi, nel corso dei quali più volte sono intervenuti parenti e forze di Polizia. Separati più volte in passato, i due hanno provato a riprendere la vita di coppia per cercare di salvare il matrimonio e crescere insieme i loro figli e nonostante le percosse, le minacce, gli insulti patiti, la vittima non ha mai presentato querela, con la speranza che tutto si potesse risolvere con il tempo e bonariamente, ma ogni tentativo è risultato vano, soprattutto per l’uso smodato di sostanze alcoliche da parte dell’uomo.
Dopo l’ennesima separazione, l’uomo ha posto in essere numerosi atti persecutori: pedinamenti, ingiurie, minacce ed insulti anche alla presenza dei figli minori e di altre persone. Così, ormai giunta ad una situazione insostenibile che ha logorato silenziosamente la sua serenità, provandola anche sotto il profilo psicologico, finalmente la donna ha chiesto aiuto.
Accertati i fatti, i quali hanno trovato riscontro nelle indagini esperite da questa Divisione Anticrimine, il marito violento è stato ammonito a tenere una condotta conforme alla legge, evitando di porre in essere sia atti che atteggiamenti persecutori che potessero ingenerare nella donna e nei suoi familiari, il timore di danni fisici, morali o comunque da condizionare la loro vita privata e sociale. Sono stati, inoltre, attivati i canali della rete di supporto alle vittime di violenza indicando alla vittima i centri anti-violenza presenti in provincia e illustrate le possibili alternative per un sostegno umano e sociale.
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