“Siamo rimaste affascinate dall’esperienza del movimento Urbex, scoperto con Francesco Capitani che abbiamo conosciuto in un’altra nostra iniziativa (Un tè con l’autore – appuntamento periodico di incontro e chiacchiere con scrittori e scrittrici ndr). Francesco ci ha portato a concepire i luoghi abbandonati in modo differente dalla prima, forse più immediata, reazione di disagio che si prova davanti uno spazio abbandonato: scoprire l’anima delle case, per esempio e immaginarne i gesti e i respiri, entrare in empatia non solo con chi ha vissuto in quei luoghi ma con i luoghi stessi. Abbiamo cominciato a guardare gli spazi che conosciamo da sempre in modo nuovo e diverso. Il vecchio Mulino è diventato il centro di molte nostre attività che ci aiutano nel ridare partecipazione alla vita della comunità. Quindi abbandono come osservazione fuori dagli schemi, riscoperta di sensazioni che generano energia positiva e rigenerante. Ed ecco la connessione con i sentieri recuperati che alcuni dei nostri giovani stanno valorizzando, la condivisione con l’esperienza di “Cammina, Molise” che da 30 anni stimola il “passo lento” per riscoprire le nostre terre”.
“Un virtuoso effetto domino che ci ha portato a individuare altri possibili livelli di intervento: l’orto Felix è proprio in questo solco”, dice Alessandra Peri. “Avevamo già il progetto in testa e lavorando su “Riflessi dell’Abbandono” ne siamo state ancora più convinte: non è semplicemente un’attività di rigenerazione urbana, è inclusione sociale e dialogo intergenerazionale, è ritrovare nuove dimensioni del vivere e del lavorare in una piccola comunità, segnata dall’abbandono in senso critico, questa volta”.
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