La situazione del Molise alla luce degli ultimi dati socio-economici

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andrea cutillo

Analisi a cura di Andrea Cutillo, Segretario Federazione Uil Scuola Rua del Molise e Presidente Comitato Inps Molise

REGIONE – Analizzando gli ultimi dati forniti dall’Istat del Censimento 2019 della popolazione in Molise, si evidenzia una riduzione del numero complessivo di residenti in regione rispetto al Censimento del 2011, nonostante un aumento del numero della popolazione straniera. Infatti al 31 dicembre 2019 sono 300.516 i cittadini residenti (nel 2011 erano 313.145), mentre i cittadini stranieri in Molise passano dagli 8.146 residenti del 2011 ai 12.768 del 2019.

Passando a temi specifici del mondo del lavoro è possibile rilevare, secondo i dati dell’Istituto di Statistica, che la disoccupazione in Molise passa dal 9,9% del 2011 al 12,2% del 2019. Tra le due province molisane è la provincia di Isernia quella dove il tasso di disoccupazione è maggiore: infatti nella provincia pentra il dato relativo al 2019 è pari 13,1% rispetto alla provincia di Campobasso dove il tasso di disoccupazione si ferma al 11,8%. Anche in Molise sono le donne che incontrano maggiore difficoltà nella ricerca di lavoro: il dato della disoccupazione femminile del 2019 raggiunge il 14,4%, in crescita rispetto al 2011 quando si era fermato al 11,6%.

Nel 2019 dall’analisi della popolazione molisana residente di oltre 15 anni di età in possesso di un titolo di studio emerge che il numero dei diplomati prevale su coloro i quali sono in possesso della laurea o di un titolo post lauream. Infatti la percentuale dei cittadini che ha conseguito il diploma di istruzione superiore è del 34,7%, rispetto al 14,2% di molisani in possesso di un titolo accademico.

Una proporzionalità che si ritrova anche rispetto al numero dei disoccupati dal momento che il tasso di disoccupati diplomati (13,8%) è di gran lunga superiore al tasso dei disoccupati laureati (6,7%) e sebbene il dato regionale sia superiore al dato medio nazionale (5,7%), è sensibilmente inferiore al dato della media del Mezzogiorno d’Italia che, invece, registra un tasso di disoccupazione dei laureati nel 2019 pari al 10,2%.

A causa della pandemia in corso gli strumenti di integrazione salariale, (Cassa Integrazione Ordinaria ed in deroga, Fondo d’Integrazione Salariale, Cisoa) hanno visto, purtroppo nel 2020 un notevole incremento. Per avere un quadro complessivo e definitivo sarà necessario attendere i dati definitivi che l’Inps renderà pubblici all’inizio del prossimo anno, tuttavia già adesso è possibile rilevare, per esempio, il largo utilizzo delle aziende molisane, dell’istituto della Cassa Integrazione in deroga, rivolta alle aziende di piccole dimensioni travolte dall’emergenza economica collegata alla epidemia da Sars Cov.2. Ebbene al 30 novembre scorso sono state 6.839 le domande relative alla Cassa Integrazione in deroga pervenute all’Istituto di previdenza, che ha provveduto al pagamento dell’indennità a 11.308 lavoratori per un totale di spesa pari a 12.333.680 euro.

Dai dati fin qui illustrati emerge inconfutabile la precarietà del tessuto socio economico del Molise alla luce, soprattutto, del decremento della popolazione residente che appare inarrestabile: i dati provvisori del 2020 confermano la riduzione dei cittadini residenti il cui numero scende per la prima volta al di sotto di trecentomila (298.067 agosto 2020).

Per quanto attiene il mondo del lavoro, il blocco dei licenziamenti stabilito per legge dal Governo italiano come contromisura per contenere l’emorragia della perdita dei posti di lavoro come conseguenza indiretta della crisi pandemica, ha momentaneamente frenato/rallentato l’aumento del numero dei disoccupati, ma la tenuta dei livelli occupazionali in Molise è da rivalutare dopo la data del 31 marzo 2021 (data fine divieto di licenziamento).

I segni prodromici rinvenibili nel largo ricorso agli strumenti di integrazione salariale citati in precedenza non sono rassicuranti. Un saggio e largo utilizzo delle risorse previste dal Recovery Found, puntando su pochi e determinati ambiti produttivi, potrebbe portare investimenti in grado di generare lavoro e buona occupazione, in modo tale da consolidare il tessuto economico regionale da troppi anni in grande sofferenza.

dati istat