
PIETRACATELLA – Pietracatella si accinge a festeggiare una importante ricorrenza: il trecentotrentesimo anniversario dell’arrivo della statua della Madonna di Costantinopoli, protettrice del paese fortorino.
La comunità pietracatellese vivrà, dall’1 al 10 giugno, un particolare evento, un giubileo nel Giubileo. La statua della Madonna di Costantinopoli, da molti conosciuta con l’affettuoso appellativo di Madonna della ricotta, per via della secolare consuetudine di produrre questo specifico latticino nei giorni che ne precedono la festa, giunse da Napoli a Pietracatella nel 1695, ad opera dello scultore Giacomo Colombo (1663-1731), maestro di origini padovane che impiantò la propria bottega di arte scultorea, tra le più ricercate dell’epoca, nella Capitale partenopea.
L’immagine della Madonna di Costantinopoli risulta essere, inoltre, tra le prime testimonianze figurative dell’arte del Colombo giunta in Molise, seconda solo alla Vergine delle Grazie di Castelbottaccio (Cb) portata a termine l’anno precedente. La nuova statua processionale andava ad incrementare il secolare culto alla Vergine, già presente nel tessuto religioso della comunità sin da quando, nella primavera del 1383, il cavaliere di stirpe francese Amelio Joinville-Briquenay, esponente di quell’aristocrazia fondiaria che costellava i Castelli del Regno, aveva eretto nella campagna a ridosso del paese un piccolo edificio sacro votato alla Madonna di Costantinopoli. Un ex voto per la vittoria riportata dalle truppe dei d’Angiò contro il sovrano Carlo III di Durazzo.
Nota alle fonti come Santa Maria dello Pozzoreo, l’antica cappella accoglieva tra le sue mura la prima immagine della Madonna, una Vergine Regina, opera lignea plasmata nella Napoli di tardo Trecento, oggi acquisita in raccolta privata. La statua del Colombo, come la si vede tutt’ora, è il frutto in realtà del restauro condotto nel 1870 da parte di Michele Falcucci di Atessa, primogenito di un’importante famiglia di cartapestai abruzzesi. Intervento che, con ogni probabilità, si concentrò sulla rifazione della sola cromia. L’indubbia maestria di Giacomo Colombo è, invece, ben evidente nella materna, sia pur misurata, espressività del volto della Vergine, austera e dai toni pacati.
La ieraticità con cui si presenta non nasconde però un certo legame con le più antiche Theotókos eburnee, delle quali riprende anche il nobile atteggiamento. L’umanità che per taluni aspetti la caratterizza trova invece nella giovane bellezza di qualche popolana il proprio corrispettivo, portando a soluzioni di vivace realismo. Il Gesù bambino, dall’espressione giocosa e dal vivido incarnato, che rende quasi impercettibile la tunica rosacea che lo riveste, lasciandone scoperto il petto, è colto nell’atto di benedire con la destra mentre tiene nell’altra il globo crucigero. Il viso, rotondo, è caratterizzato dalla boccuccia semiaperta e dalle rosee e accese gote.
Una certa attenzione per i particolari rivela la raffinata riproduzione dei tessuti che rivestono le figure, come il variegato scialle che copre il collo della Vergine e, in modo più enfatizzato, il chitone del Bambino, sul quale è seminato un motivo floreale costituito da differenti corolle sovrapposte tramite accurate velature. Non si conoscono con esattezza le ragioni per le quali si procedette alla richiesta di un nuovo simulacro in sostituzione della già menzionata scultura trecentesca, per quanto la motivazione possa essere ricercata semplicemente in un cambiamento di gusto nel pieno di quella temperie artistica di fine Seicento. Appare però ragionevole ricondurre l’esecuzione della nuova statua ad una precisa volontà di Giuseppe Francesco Ceva Grimaldi, terzo marchese di Pietracatella (1631-1707), date le vicende devozionali che legavano la famiglia marchionale all’antica cappella della Madonna e le attestate frequentazioni di alcuni membri del casato degli ambienti culturali della città partenopea.
Custode della venerata immagine mariana è l’omonima Confraternita, che dal 1754 contribuisce a mantenere sempre viva la pietà popolare verso la Madonna di Costantinopoli e a tramandare, con particolare cura, il panorama delle tradizioni ad essa legato, come il singolare rito della Castellana: un grande altare ligneo, reminiscenza dei sontuosi apparati effimeri di epoca barocca, addobbato con drappi e fiori, sul quale viene issata la statua della Madonna durante la celebrazione vespertina nella solennità della Pentecoste. Questa pratica devozionale, unica nel suo genere, insieme con il novenario in preparazione alla festa, la Sagra della Ricotta e la processione che si snoderà per le strade del paese fino ai campi, dove un tempo venivano condotte le greggi all’addiaccio, accompagnata dai tipici carretti trainati da pecore, si inseriscono tra le manifestazioni più rappresentative e significative della tradizione pietracatellese, portatrici della memoria e dell’identità comunitaria.