Adesso, dopo 34 anni da allora, è ben lieto di augurare che Agnone venga proclamata, sebbene per il solo anno 2026, “Capitale italiana della Cultura”. «E’ un riconoscimento che Le spetta quasi di diritto – afferma Lanciano – non soltanto per gli acquisiti meriti storici e culturali ma anche e soprattutto perché con Agnone possano essere idealmente “risarcite” in qualche modo le località montane e le zone interne che più di tutte soffrono lo spopolamento spietato della società industriale e post-industriale».
E aggiunge: «E’ fin troppo facile candidare a Capitale della Cultura città già abbondantemente blasonate come Lucca, L’Aquila, Rimini o Treviso che sono “centro” di qualcosa e hanno tante altre risorse per evidenziarsi e trarne vantaggi socio-economici. E’ ora che la Cultura guardi bene ai luoghi periferici che, pur pesantemente svantaggiati, sono davvero di tutto rispetto e dignità. Ed è tempo che la Cultura giochi il saggio ruolo del “risarcimento” per terre e genti che continuano a dare al motore della nazione, dell’Europa e della globalizzazione linfa vitale ed insostituibile già da 160 anni specialmente con quella emigrazione di braccia e cervelli, capitali e manager i quali contribuiscono in modo decisivo a collocare l’Italia tra i primi Paesi al mondo. E bisogna riconoscere che adesso è l’emigrazione la prima vera risorsa e Cultura d’Italia».
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