Lo Statuto dei Lavoratori compie 50 anni, il commento della Cgil Abruzzo Molise

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CAMPOBASSO – Lo Statuto dei Lavoratori compie 50 anni, il commento della Cgil Abruzzo Molise. Ecco cosa dice Carmine Ranieri (foto), Segretario Generale del sindacato: “Lo Statuto trae origine dalla Costituzione Italiana. Fu il segretario generale della CGIL, Giuseppe di Vittorio, a lanciare l’idea di uno Statuto dei Lavoratori nel congresso del 1952. Il dibattito politico durò molti anni subendo continuamente delle battute d’arresto; senza la lotta dei sindacati confederali e degli operai non si sarebbe fatta molta strada. Le lotte sindacali della fine degli anni ‘60 e l’Autunno caldo hanno posto le basi per l’approvazione dello statuto e per il cambiamento del paese nei suoi assetti sociali, culturali, economici. Una legge voluta da una parte politica attenta e da giuslavoristi d’eccezione come Gino Giugni, ma prodotta sotto la spinta delle lotte del movimento dei lavoratori che ha fatto comprendere la necessità di regolamentare il lavoro dentro le aziende”.

Ranieri, poi, aggiunge: “Con lo Statuto dei Lavoratori la Costituzione entra nelle fabbriche, si salvaguardano i diritti alla salute, di opinione, di libertà di riunione, di non essere spiati, di non essere licenziati arbitrariamente, di assemblea, di sciopero, di referendum, si ufficializzano le rappresentanze sindacali. In un periodo complicato come quello che stiamo vivendo, non possiamo limitarci a raccontare quel che è stato ma più che mai dobbiamo interrogarci su cosa resta di quella stagione e di quella riforma e “quel che è stato” deve costituire un esempio per ricostruire un orizzonte in cui il lavoro diventi nuovamente elemento centrale nelle politiche del paese. Dagli inizi degli anni novanta assistiamo all’avanzata di una cultura che ha portato alla riduzione delle tutele, dei diritti e dei salari ma dobbiamo riflettere sul fatto che tutte le teorie a fondamento dello smantellamento dello Statuto dei Lavoratori hanno fallito dal punto di vista economico e sociale. Abbassando diritti e salari e aumentando la precarietà non si crea più occupazione e non aumenta la produttività del Paese”.

E ancora: “Precarietà, discriminazione di genere, assenza di diritti portano ad un impoverimento economico e sociale e rappresentano un ricatto inaccettabile per le lavoratrici e per i lavoratori. Dobbiamo avere la forza di arrestare questa deriva e dobbiamo rilanciare la nostra iniziativa per estendere i diritti a tutte le persone che lavorano. Dobbiamo ribadire che conoscenza, scuola, innovazione, ricerca, alta qualità sono le componenti che faranno la differenza dello sviluppo e che favoriscono la creazione di posti di lavoro. Lo Statuto dei lavoratori venne pensato per la tutela degli operai e degli impiegati nella grande fabbrica. Dobbiamo continuare a tutelare questi lavoratori ma dobbiamo anche pensare che il lavoro non si svolge più solo nelle fabbriche, ma anzi aumenta sempre più il lavoro frammentato e questa tipologia di occupazione si incrementerà ulteriormente nei prossimi anni”.

Infine Ranieri conclude: “Aumentano vertiginosamente i lavoratori precari, non contrattualizzati, ricattati, cui lo statuto dei lavoratori non si applica. Oggi dobbiamo far tornare al centro il valore del lavoro e per farlo abbiamo bisogno di un nuovo statuto che garantisca davvero tutti i lavoratori”. Per consentire ciò, la CGIL ha presentato in Parlamento la Carta dei Diritti, una proposta di legge di iniziativa popolare che ha visto la raccolta di oltre un milione e mezzo di firme di cittadini, proprio per riconoscere a tutti i lavoratori gli stessi diritti.