Rete Nazionale della Sartorie Sociali, nata in Molise a Montecitorio

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sartorie socialiREGIONE – Dal Molise parte una vera rivoluzione del sistema cooperativo che mira a valorizzare il made in Italy riscoprendo il valore dei meno abbienti e delle persone socialmente svantaggiate. L’8 maggio prossimo a partire dalle ore 11,00 presso la sala stampa della Camera dei Deputati in via della Missione n. 4, Palazzo Montecitorio, la Rete Nazionale delle Sartorie Sociali, esporrà al governo come trarre dal “laboratorio” della rete l’esclusiva dell’intrecciare storie e sviluppare iniziative fatte di lavoro, cultura, sostenibilità e innovazione sociale. Il giorno 25 gennaio, a Termoli, la costituzione della prima “rete” nazionale tra le Sartorie Sociali che nel suo statuto ha significativamente individuato tre obiettivi.

a) lo sviluppo di nuovi “prototipi” di iniziative di “Economia Sociale” e la sperimentazione di strategie commerciali e di marketing con le quali comunicare, all’interno di un indirizzo teso a valorizzare l’economia di prossimità, il “saper fare” sostenibile e inclusivo che caratterizza le Sartorie Sociali;
b) la valorizzazione delle Sartorie Sociali come “luogo di formazione, lavoro e inclusione sociale” capace di favorire il trasferimento generazionale di quelle competenze creative e manifatturiere che hanno contribuito al successo del “made in Italy” e, nel contempo, dare nuovo valore al capitale umano marginalizzato dall’attuale crisi;
c) il “farsi portavoce” di quel necessario cambiamento nel settore moda teso a renderlo maggiormente sostenibile da un punto di vista ambientale e sociale.

La costituzione della “rete” si inserisce all’interno di una profonda crisi che investe il comparto moda e si è posta come modello anche per altre categorie artigianali in crisi. Una crisi che colpisce, come segnalato in diversi studi (CNA e Confartigianato), le piccole e medie imprese del settore moda, che costituiscono il 98,1% delle aziende del settore e che danno lavoro al 65,4% degli occupati. Una crisi che ha causato la chiusura di tante piccole imprese (tra il 2019 e il 2024 il settore ha perso più di 15 mila aziende) e un significativo incremento delle richieste di Cassa Integrazione.

Alla crisi del manifatturiero si unisce quello del “fashion retail”. Come evidenzia uno studio Confesercenti – Ipsos, la moda è il settore che ha visto il maggior numero di chiusure di negozi dal 2019. Diverse le cause: l’inflazione, la perdita del potere di acquisto, la progressiva crescita degli acquisti on line figurano sicuramente tra le principali.

Un processo, questo, che nel contribuire alla “desertificazione commerciale” riduce le entrate fiscali del nostro Paese (le piattaforme on-line spesso pagano le imposte in altri Paesi).

In questo scenario, le Sartorie sociali possono svolgere un ruolo positivo perché il loro modello organizzativo sostenibile e inclusivo, si muove in sintonia con i cambiamenti in atto nel settore e valorizza l’importante ruolo svolto dall’Economia sociale (tratteggiato anche dal Consiglio dell’Unione Europea) all’interno di processi tesi a favorire uno sviluppo economico e industriale sostenibile ed a stimolare, in piena armonia con le indicazioni contenute nell’Agenda 2030, una partecipazione attiva dei cittadini.

Spesso si tende a delineare, nelle diverse declinazioni settoriali (alimentazione, turismo ecc.), una visione socio-economica incentrata su: un utilizzo “sostenibile” delle risorse del territorio teso a soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura; una riscoperta del senso delle cose, dei sentimenti e delle “relazioni”, di quelle forme di partecipazione e cittadinanza attiva che aggiungono qualità alla nostra vita e che sono alla base del “fare comunità”.

In questo senso, la rete delle Sartorie Sociali può rappresentare un importante “laboratorio” per intrecciare storie e sviluppare nuove iniziative, chiaramente riconducibili a quell’Economia sociale considerata, in ambito europeo, un modello di crescita sostenibile. Attraverso le loro bellissime storie, ci raccontano come: realizzano i loro “capi – durevoli/slow fashion” (il contrario dell’usa e getta del “fast fashion”); (ri)utilizzano tessuti naturali coniugando l’artigianalità manifatturiera con la sostenibilità e l’inclusione sociale; intrecciano i saperi manifatturieri con la cultura e la memoria letteraria dei luoghi (ricordiamo le diverse iniziative sul tema promosse dal Parco Letterario e del Paesaggio Francesco Jovine e dall’Associazione Artemusa ETS); riscoprono e valorizzano “luoghi” e “tramandi” inutilizzati per trasformarli in nuove opportunità di sviluppo locale.

Per accendere un riflettore dalla calda luce, l’incontro presso la Camera dei Deputati avrà lo scopo di illustrare iniziative, anche politiche e sottoscrivere il manifesto/intesa “Slow fashion Italy” e costituire il “Gruppo di collaborative planning” che avrà il compito di:

* coordinare le prime forme di cooperazione produttiva e commerciale, avviate tra le Sartorie Sociali e il partenariato scientifico, imprenditoriale e sociale coinvolto nella “rete” stessa, attraverso le quali creare nuove opportunità di lavoro inclusivo e sostenibile e, nel contempo, favorire una evoluzione del modello organizzativo delle stesse Sartorie Sociali;
* valorizzare le “Sartorie Sociali” come “luogo” di “formazione, lavoro e inclusione sociale” capace di favorire il trasferimento generazionale di quelle competenze manifatturiere che hanno contribuito al successo del “made in Italy” e dare, nel contempo, nuovo valore al capitale umano marginalizzato dall’attuale crisi;
* delineare e sperimentare, attraverso un “progetto pilota”, un modello collaborativo tra le Sartorie Sociali e le imprese della distribuzione al dettaglio di articoli di abbigliamento che valorizzi il ruolo di queste ultime come canale per la promozione di linee prodotto “Slow fashion” (realizzate dalle stesse Sartorie Sociali) e come “luogo” di divulgazione e diffusione di modelli di produzione e consumo responsabili.
* promuovere il ruolo economico e sociale delle “Sartorie Sociali” affinché possano farsi portavoce di quel necessario cambiamento nel settore moda teso a renderlo maggiormente sostenibile da un punto di vista ambientale e sociale. Costituirà, infine, l’occasione per richiamare, in un luogo di particolare valore “Istituzionale”, attenzione e concrete misure a sostegno per queste straordinarie storie fatte di lavoro, cultura, sostenibilità e innovazione. Straordinarie storie che, se opportunamente sostenute, possono contribuire alla ripresa del settore e, più in generale, a uno sviluppo economico e sociale più inclusivo e sostenibile.

Oltre 70 sartorie sociali in Italia, Cooperative di lavoro, Fondazione Banco Napoli, Università “La Cattolica”, Sindaci di decine di comuni italiani, Associazioni atte al recupero di persone svantaggiate, Confcooperative, Fismo Confcommercio, L’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo del Molise, Enti di Formazione Professionale, Consorzi e Ambiti d’Area, la Provincia di Campobasso, Slow Fiber, i soggetti firmatari della Rete. Presenti alla Conferenza stampa personalità politiche, invitati i ministri Urso e Antonio Tajani, l’on.le Valentino Valentini quale viceministro al made in Italy, l’onorevole Giorgio Lovecchio, presente all’atto della sottoscrizione della rete e attivista dell’iniziativa, l’on. Elisabetta Lancellotta, Gianluca Cefaratti assessore della Regione Molise, Stefania Passarelli consigliere regione Molise delegato al sociale, Daniele Saia presidente della provincia di Isernia nonché sindaco di Agnone, Piero Castrataro sindaco di Isernia – la provincia di Isernia è stato polo internazionale del tessile e dopo le vicende tumultuose della ITTIERRE, Isernia vide nascere la prima cooperativa del tessile con la prima sartoria sociale, Riccardo Terriaca presidente Confcooperative Molise, esponenti di Fismo Confesercenti, della politica e del mondo della cooperazione e dell’artigianato. Modera la conferenza il giornalista Maurizio Varriano, nonché Presidente della Rete nazionale.