Ruggero Lacerenza: agente Fifa, termolese doc

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TERMOLI – Ruggero Lacerenza, 33 anni, è senza dubbio un professionista affermato nel mondo del calcio. Agente Fifa da quasi 9 anni, si è occupato di trattative e intermediazioni per giocatori come Joel Campbell (Nazionale Costarica), Birkir Bjarnason (Nazionale Islanda) e Isaac Cuenca (ex Barcellona, quando si trasferì in Turchia).

Ha inoltre seguito Matija Rom e Shinji Kagawa, ex Borussia Dortmund. Non solo: Lacerenza ha lavorato come intermediario per Pato, già attaccante del Milan, con club italiani e tedeschi, nonché per Jordan Obita all’Oxford, in Inghilterra, e Taison dello Shaktar. Infine, Lacerenza collabora con la Usm Group, agenzia di alto livello in Francia, che ha gestito anche nazionali transalpini.

Ma come si arriva, da Termoli, a fare l’agente Fifa? “Ci si può arrivare da ogni luogo – spiega Ruggero a MoliseNews24 – L’importante è avere di base una forte passione per lo sport calcio e, sicuramente, cercare poi di acquisire una preparazione professionale. La differenza è soltanto la posizione geografica, intesa come luogo dal quale poi spostarsi per le vicissitudini di lavoro. Inutile negare che i centri sono sempre Milano, Roma etc.”.

In che modo è cambiato il calciomercato con l’emergenza pandemica? “Per noi addetti ai lavori la differenza più netta si è sentita sul piano delle relazioni e degli incontri. Tutto è passato all’online o all’utilizzo di piattaforme sulle quali dialogare sia con gli atleti che con i club stessi, oltre alla normale routine telefonica. Per quanto riguarda, invece, il calcio in generale, parliamo di problematiche e cambiamenti molto più importanti: stadi chiusi, partite rinviate, club sottoposti a ritiri forzati o tamponi di massa. La pandemia che ha danneggiato il nostro Paese, e quasi tutte le sue attività economiche, ha inevitabilmente creato problemi anche al sistema calcio”.

Questi ultimi tre giorni sono stati a dir poco caotici perché la Superlega ha generato un mare di polemiche e, stando alle ultime notizie, pare che sia già giunta al capolinea. Lei che idea si è fatto? “Io sono tra coloro che dicono “no” alla Superlega. I motivi sono abbastanza semplici: bisogna continuare a mantenere e tutelare il patrimonio culturale, e anche sportivo, del calcio e di tutte le competizioni sportive annesse. La meritocrazia va messa al primo posto insieme alla preparazione, alle capacità e alle visioni vincenti. Se ci riduciamo ad organizzare competizioni elitarie, solo per creare un paracadute economico, penso che possa finire il gioco del calcio”.