Clemente Izzi, l’Associazione Tedeschi lo ricorda così …

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Il Presidente onorario Michele Petraroia: “Scompare un grande esempio di abnegazione e impegno dell’emigrazione regionale”

L'Associazione Sociale e Culturale “Giuseppe Tedeschi” OnlusCAMPOBASSO – L’Associazione Tedeschi in una nota ricorda al figura di Clemente Izzi. Di seguito le parole del Presidente Onorario Michele Petraroia:

Clemente emigrò giovanissimo in Svizzera, lasciò Torella del Sannio e cominciò a lavorare nei pressi di Zurigo. Come tutti gli italiani veniva trattato con scarsa considerazione e obbligato a svolgere i lavori più umili e faticosi, ma Clemente con una rara ostinazione si mise a studiare per imparare tutto ciò che poteva essergli utile dalla lingua alle competenze professionali.

Agli inizi degli anni Sessanta non era semplice inserirsi con contratti stabili in Svizzera ed era ancora più difficile essere accettati da una popolazione locale molto chiusa nel proprio rigore e nella severità di leggi, norme e disciplina. In quel periodo non era facile trovare chi fittava una stanza agli italiani e in diversi locali erano affissi avvisi all’ingresso in cui era esplicitamente vietato di entrare ai cani e agli italiani.

In questo clima aspro e diffidente, Clemente come tanti molisani, si adoperò per superare i problemi della quotidianità e del lavoro, mettendo su famiglia e guadagnandosi anno dopo anno la fiducia e la stima degli elvetici.

Nonostante fosse stato costretto ad emigrare all’estero per lavorare, rimase legatissimo all’Italia e mantenne un rapporto strettissimo con la sua Torella del Sannio, custodendone le tradizioni e tornando appena possibile ogni volta che le rigide regole svizzere lo consentivano.

Ebbi la fortuna di incrociarlo in una delle manifestazioni periodiche sull’emigrazione regionale promosse alla fine degli anni Ottanta e rimasi colpito dalla schiettezza e dalla lealtà di un uomo che non si nascondeva dietro un dito e affermava sempre ciò che pensava in modo diretto e senza tanti giri di parole. Nacque una simpatia e un’amicizia proseguita con rispetto e affetto per tutti questi anni. Alle feste più belle e nelle occasioni speciali non mancava mai la voce squillante di Clemente con lo scambio di battute e di auguri. Quarant’anni trascorsi in Svizzera avevano affinato il suo temperamento che già di per sé mal tollerava ingiustizie, infingardaggine e inadeguatezze. Rigoroso e attento aveva continuato ad impegnarsi sui temi dell’emigrazione molisana stigmatizzando ritardi culturali, approssimazioni istituzionali e superficialità d’atteggiamento.

Se non aveva impedimenti partecipava agli eventi e portava la propria testimonianza ed il proprio abbraccio come fece lo scorso anno a Duronia con Domenico Manzo che rientrava al paese dall’Argentina per la prima volta dopo 68 anni.

Durante le ultime festività natalizie fu costretto a ricoverarsi a Campobasso ma dopo qualche giorno firmò, prese un’autoambulanza e si trasferì in Lombardia dove gli salvarono la gamba dal rischio amputazione e lo curarono bene.

Nelle ricorrenti conversazioni telefoniche e negli incontri di questi mesi si soffermava con passione sui limiti insopportabili del nostro servizio sanitario e menzionava i sacrifici di una vita all’estero in gioventù e di un’Italia che non gli riusciva a garantire servizi essenziali minimi nemmeno nel momento del maggior bisogno dovuto all’età e ai malanni.

Mi mancheranno i richiami forti di Clemente, le sue analisi mai banali, il suo spirito critico e le sue osservazioni attente. Custodirò i suoi insegnamenti e ricorderò per sempre un momento bello vissuto insieme agli inizi del 2000: si riuniva la Federazione Europea degli Emigranti Molisani a Basilea, mi chiamò e mi disse di passare a Torella con la macchina per andare in Svizzera alla manifestazione della FEAM.

Partimmo nottetempo dal Molise e facemmo tappa nel primo pomeriggio nella città di Zurigo, a casa sua, dove il figlio ci accolse con un sorriso e una spaghettata italiana. Il tempo per i saluti e proseguimmo per Basilea dove l’indomani intervenimmo alla Conferenza per tenere vivi i legami con i tantissimi emigranti molisani del Belgio, della Germania e dell’Inghilterra. Un viaggio incredibile durante il quale ebbi la fortuna di ascoltare la storia vera del Molise, dagli anni cinquanta in poi, con i soprusi della piccola borghesia locale ed i sacrifici delle persone semplici costrette a scegliere tra le umiliazioni in patria o le umiliazioni in terra straniera.

La notizia della scomparsa di Clemente Izzi, figura storica della Consulta dei Molisani nel Mondo, é arrivata all’improvviso come una freccia avvelenata, ma voglio ricordarlo con le parole che ci siamo scambiati ultimamente nel mentre eravamo alle prese con cure, interventi operatori e riabilitazioni.

Voglio ricordare la luce dei suoi occhi quando menzionava la sua famiglia, l’orgoglio per il figlio che oggi in Svizzera ha una piccola impresa, l’attaccamento alla sua Torella del Sannio e la fierezza del sentirsi italiano.

Un abbraccio Zi Clemente e grazie per tutto quello che hai fatto nella vita con onestà e passione”.