BARI – “No ai trafficanti di Grano”, “Fuori il grano avvelenato”, “No al glifosate”, “Stop alle importazioni sleali”, ma anche “Non svendiamo il nostro grano”, “Basta grano importato senza regole”, “Siamo stanchi di essere umiliati”, “Proteggiamo la salute delle persone”, “Senza agricoltori non c’è cibo”: queste sono solo alcune delle frasi riportate sui cartelli delle migliaia di agricoltori soci di Coldiretti, giunti a Bari per denunciare le importazioni di grano estero che fanno crollare i prezzi di quello italiano, sceso ormai drammaticamente sotto i costi di produzione. La protesta è scattata contemporaneamente nelle due città simbolo della cerealicoltura nazionale, ovvero Bari e Palermo; ma presidi si sono tenuti anche a Firenze, Cagliari e Rovigo.
Coldiretti Molise ha preso parte alla mobilitazione portando nel capoluogo pugliese, dinnanzi al Palazzo della Regione Puglia, oltre 500 soci guidati dal presidente regionale, Claudio Papa, insieme con il presidente provinciale di Isernia, Mario Di Geronimo, il presidente regionale dei Senior, Giuseppe Licursi, ed il direttore regionale Aniello Ascolese. Presenti anche molti giovani imprenditori con il delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa, il movimento giovanile dell’Organizzazione, Michele Porfido.
Gli agricoltori molisani hanno fatto sentire la loro voce in difesa del grano italiano, minacciato dalle massicce importazioni da Paesi extracomunitari, a cominciare dal Canada, che mette a rischio migliaia di aziende del settore, come anche la salute dei consumatori. Stando ai dati dell’ultimo censimento Istat (Censimento 2020) In Molise sono oltre 7mila le aziende agricole che coltivano grano duro, impiegando una superficie di circa 45mila ettari (fonte elaborazione Coldiretti su dati Istat 2025). Numeri importanti per una piccola regione che identifica nel primario il settore trainante della sua economia. Stando ai dati della CCIAA del Molise (rapporto 2024) il 28,4 % delle aziende della regione è infatti costituito da quelle agricole.
“Quest’anno – ha affermato il presidente Claudio Papa, a margine della manifestazione – gli arrivi di grano canadese sono raddoppiati, favoriti dal dazio zero concesso al Canada dall’Unione Europea. Un’invasione che ha fatto crollare i prezzi del grano italiano e al contempo messo a rischio la salute dei cittadini. Questo perché – ha spiegato Papa – il prodotto canadese viene fatto ‘maturare’ con il glifosato, un potente erbicida, vietato in Europa, usato in fase di preraccolta per essiccare il grano che diversamente non arriverebbe a maturazione, viste le basse temperature di quel Paese”.
“Per questo – ha aggiunto il presidente Di Geronimo – l’Ue dovrebbe garantire che i prodotti stranieri rispettassero le stesse regole, a cominciare da quelle sulla sicurezza alimentare, cui siamo sottoposti noi agricoltori italiani”.
“Oltre a ciò – gli ha fatto eco il giovane imprenditore Aldo Tanassi, produttore cerealicolo di Termoli – i costi di produzione sono aumentati in maniera smisurata, a causa di conflitti e guerre commerciali, mandando in rosso i bilanci degli agricoltori; per questo è indispensabile garantire che i prezzi pagati per il grano non siano mai inferiori a quelli di produzione, assicurando così un reddito dignitoso a chi coltiva”.
In questo scenario a tinte fosche, “le prime vittime delle speculazioni sul prezzo del grano – ha affermato Michele Porfido – sono i giovani che spesso hanno preso sulle proprie spalle l’azienda di famiglia o addirittura hanno avviato una nuova attività per costruirsi un futuro, coltivando grano per la produzione di pasta 100% italiana. In questo modo – ha aggiunto – si tolgono opportunità di lavoro, soprattutto al Sud, costringendo i giovani a lasciare la propria terra, aggravando così anche il fenomeno dello spopolamento delle aree interne”.
“Il grano duro – ha ricordato il direttore Ascolese – viene pagato oggi agli agricoltori circa 28 centesimi al chilo, mentre un chilo di pasta costa al consumatore non meno di 2 euro. Questo vuol dire che oggi un produttore deve vendere oltre quattro chili di grano per pagarsi un caffè. Le speculazioni sul prezzo del grano – ha concluso Ascolese – rischiano di far drasticamente diminuire le capacità produttive del Paese e della nostra regione, in un settore strategico per l’approvvigionamento alimentare, causando pesanti ripercussioni sia economiche che ambientali”.