E proprio il Veneto risulta essere la regione con il minor rischio di mortalità tra le regioni con il più alto numero di occupati. Infatti, rispetto ad un’incidenza media nazionale pari a 27,9 il Veneto fa registrate un indice di 13,2. Ben lontano dai più preoccupanti valori di Lombardia (41,1) e Lazio (27,4). Tra gli indici più preoccupanti quelli di Molise (75,7), Campania (45,8), Abruzzo (43,0) e Liguria (38,3). Una nuova mappatura quella realizzata dall’Osservatorio mestrino che pone al centro dell’emergenza il rischio reale di mortalità.
Intanto, per quanto riguarda i numeri assoluti da gennaio 2020 a maggio 2021, si contano 639 decessi. Ancora 39 vittime che si aggiungono a quelle rilevate a fine aprile 2021.
“Continuiamo a registrare nuove denunce di infortunio mortali e non mortali – sottolinea Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre – ma le percentuali di incremento si abbassano costantemente e questo è certamente dovuto all’effetto vaccini. I nostri grafici mostrano un costante decremento nel totale delle denunce di infortunio, mese per mese, che risultano essere addirittura dimezzate tra gennaio e febbraio e poi comunque in costante calo. Una tendenza favorita certamente dall’arrivo dei vaccini”.
In Lombardia il maggior numero di vittime sul lavoro per Covid con il 28,3% delle denunce (181 decessi), seguita da: Campania (74 decessi), Lazio (64 decessi), Piemonte (51), Puglia (43), Emilia Romagna (42 decessi), Sicilia (31), Veneto (28), Liguria (23 decessi), Abruzzo (21), Toscana (20), Marche (19), Molise, Calabria e Friuli Venezia Giulia (8), Umbria (6), Sardegna (5), Provincia Autonoma di Trento (3), Valle d’Aosta (2), Basilicata (2).
Sul fronte della mortalità per settore, scopriamo che l’89,8% delle denunce di morti sul lavoro per Covid rientra nell’Industria e Servizi. E in questa macroarea produttiva con il 25,1% delle denunce con esito mortale, troviamo ancora il settore Sanità e Assistenza Sociale; seguono con il 12,8% il settore Trasporti e Magazzinaggi e con il 12,1% dei casi le Attività Manifatturiere (lav. prod. chimici, farmaceutica, stampa, industria alimentare…); con il 10,4% invece si trova il settore dell’Amministrazione Pubblica e Difesa (attività degli organi preposti alla sanità es. Asl, legislativi, esecutivi) e con il 9,5% quello del Commercio.
Intanto, in 17 mesi di pandemia e di emergenza, anche le professioni più colpite dal dramma sono e rimangono anche a fine maggio 2021 quelle dei tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti) con il 10,7% dei casi. Seguiti da impiegati, addetti alla segreteria e agli affari generali (10,6%), conduttori di veicoli a motore (7%), i medici (5,9%). E ancora: operatori sociosanitari (4,5%), il personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli) (3,7%).
Infine, accanto ai decessi sul lavoro per Covid, troviamo le denunce di infortunio totali legate al contagio da gennaio 2020 a maggio 2021; si tratta di 175.323 denunce, ovvero circa un quarto del totale delle denunce di infortunio pervenute (secondo dati Inail). L’incidenza degli infortuni del mese di maggio dall’inizio della pandemia è dello 0,4%.
Come rilevato per i decessi anche per le denunce di infortunio totali è l’Industria e Servizi il macrosettore più colpito con il 97,1% dei casi. E così accade anche per il settore più colpito, ovvero quello della “Sanità e Assistenza Sociale” che fa registrare il più elevato numero di denunce con il 65,9% del totale delle denunce. A seguire troviamo: il settore dell’Amministrazione Pubblica (vale a dire: attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali) con il 9,2% delle denunce); il settore dei servizi di vigilanza, attività di pulizia fornitura di personale e call center (4,4% delle denunce); traporto e magazzinaggio (3,4%) e le Attività Manifatturiere (3% delle denunce).
Per quanto riguarda la classifica delle professioni più coinvolte, rimane piuttosto stabile e scopriamo che il 37,7% delle denunce di infortunio riguardano i tecnici della salute, seguiti dagli operatori sociosanitari OSS (assistenti nelle case di riposo) con il 18,5% delle denunce; dai medici (8,6%), e dagli operatori socioassistenziali (nelle strutture ospedaliere) 7%. E ancora dal 4,8% del personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli); dal 4,5% di impiegati amministrativi; dal 2,3% del personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli.
Ancora nel cuore dell’emergenza la Lombardia che guida le classifiche delle denunce di infortunio legate al Covid con il 25,6% del totale nazionale. Seguono: Piemonte 13,3%, Veneto 10,6%, Emilia Romagna 8,3%, Lazio 6,5%, Campania 5,7%, Toscana 5,4%, Liguria 3,9%, Puglia 3,8%, Sicilia 3,1%, Marche e Friuli Venezia Giulia 2,4%, Provincia Autonoma di Trento 1,6%, Abruzzo 1,6%, Provincia Autonoma di Bolzano 1,6%, Sardegna 1,5%, Umbria 0,8%, Calabria 0,7%, Valle D’Aosta e Basilicata 0,5%, Molise 0,3%.
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