CAMPOBASSO – Secondo l’Osservatorio sul terziario di Manageritalia sulla diffusione degli sportelli bancari sul territorio, c’è una visibile disparità fra le regioni appartenenti a due gruppi di macro-aree: da un lato il Nord-Est e il Centro, le cui regioni sono caratterizzate in maggioranza da una copertura del territorio superiore all’80%, con picchi di oltre 90% in Emilia Romagna, Toscana e Trentino-Alto Adige; dall’altro lato le regioni del Sud e Isole mostrano una copertura molto varia ma, in generale, più bassa, con una media del 50% di comuni coperti, tra il picco della Puglia all’80% e il Molise, in cui i 27 sportelli presenti riescono a coprire appena il 20% dei comuni, mentre in Calabria, penultima regione per copertura territoriale, solo 127 comuni (il 31%) hanno almeno uno sportello bancario mentre ben 277 non ne hanno nemmeno uno.
L’eccezione in questo caso è il Piemonte, quartultima regione d’Italia, in cui solo il 40% dei comuni ha almeno uno sportello, meno dell’Abruzzo e della media italiana che è del 58%. Anche nel campo del credito alle imprese si conferma il divario tra i territori, a tutto vantaggio delle aziende del Nord. Le condizioni finanziarie che le banche concedono dipendono dai rating aziendali e di conseguenza penalizzano generalmente il Sud e le Isole, dove si osservano costi medi di finanziamento della liquidità più alti di oltre il 2% rispetto al Nord e una minore disponibilità di credito in rapporto all’occupazione. Il costo dei prestiti per esigenze di liquidità (TAE) nelle regioni del nord e del centro è inferiore al 3,5% del finanziamento, mentre nelle regioni del sud il costo del credito arriva fino al 7%.
Nel 2021 la differenza media fra i tassi richiesti nel Nord-Est e nel Meridione si è attestata oltre i 2 punti percentuali, con tassi inferiori al 3% in Veneto e Trentino e superiori al 4% in Campania e Basilicata, vicini al 7% in Calabria, che vanta il triste record di regione più cara d’Italia per il costo dei finanziamenti bancari alle imprese. A creare questa forbice nel costo del credito concorrono diversi fattori. Da un lato, elementi che contribuiscono a creare una differente percezione della rischiosità imprenditoriale da parte degli istituti, come le dimensioni aziendali, la presenza o meno di ecosistemi imprenditoriali sviluppati o il settore di appartenenza delle imprese (e la relativa destinazione degli investimenti e della liquidità).
Dall’altro, la competizione nel mercato del credito a livello locale, con la possibilità di esercitare un maggiore potere di mercato da parte di quelle (poche) banche che operano su territori già poco serviti. Rimangono invece più contenuti gli spread territoriali sui prestiti connessi ad esigenze di investimento. In questo caso a registrare un costo medio del credito più basso sono Lazio e Piemonte, verosimilmente grazie a dei grossi prestiti concessi alle aziende di grandi dimensioni che hanno sede nei capoluoghi di queste due regioni. Anche in questo caso, comunque, sono le imprese del Nord-Est a godere tassi medi inferiori rispetto alle altre macro-regioni, mentre le regioni del Sud e le Isole sono fanalini di coda.