Vincenzo Di Meglio nello staff tecnico della Magnolia Campobasso

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“Il mio lavoro sarà scevro da stereotipi o pregiudizi. Lavorerò con le giocatrici a mia disposizione, così come fare con qualsiasi altro gruppo sul versante giovanile o senior”

CAMPOBASSO – Il suo curriculum di tutto rilievo (una ventina, perlomeno, i giocatori di prima fascia scoperti con tanto di un prospetto Nba) lo ha avvicinato subito alla Cestistica Campobasso, di cui è divenuto coordinatore e responsabile tecnico del vivaio. E proprio il lavoro sugli elementi più giovani del gruppo lo porterà, nella grande famiglia del basket campobassano, ad essere anche a stretto contatto con i prospetti inseriti nel roster di A1 del gruppo La Molisana Magnolia Basket Campobasso. Vincenzo Di Meglio, così, finirà col respirare, quasi senza soluzione di continuità, aria di parquet negli impianti cittadini della palla a spicchi.

A 360 GRADI – «Poter vivere l’universo della pallacanestro a 360 gradi – ha spiegato lo stesso trainer campano – rappresenta un dettaglio rilevante nella formazione di un gruppo perché attiene all’organizzazione, non solo tecnica, dello stesso».

BASKET IDENTITY – Del resto – lascia intendere senza mezzi termini lo stesso coach Di Meglio – il basket è univoco al di là delle declinazioni di genere.

«La pallacanestro è una sola – argomenta – ed il gioco poi va solo adattato agli interpreti. Il fatto di poter avere a che fare a Campobasso con gruppi sia maschili che femminili è l’occasione per poter dar vita a quella che può essere una ‘sintesi virtuosa di competenze ed abilità’ perché ciascun fronte può attingere dall’altro».

AVVICINAMENTO CONCRETO – Il tecnico rossoblù, infatti, rivela come, alla base di quello che sarà il suo lavoro con l’altra metà del cielo, ci sia una convinzione molto chiara.

«Il mio lavoro sarà scevro da stereotipi o pregiudizi. Lavorerò con le giocatrici a mia disposizione, così come fare con qualsiasi altro gruppo sul versante giovanile o senior. Non esistono differenziazioni. In passato mi è capitato di lavorare con un gruppo femminile e l’ho fatto come fossi stato a contatto con un organico maschile. È stato un approccio funzionale e fruttuoso».