Workshop di Confcooperative Molise, ecco le proposte

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cooperative di comunità campobasso

Il presidente, cav. Domenico Calleo: “Se si agisce in rete e le forze in campo sono unite si può intravedere uno sviluppo nuovo per la nostra regione”

CAMPOBASSO – Può prendere corpo anche in Molise la realtà delle cooperative di comunità? A prima vista sì. Ma serve lavoro, studio e voglia di restare nella propria terra. Un tema sviscerato in tutte le sue sfaccettature nel corso del workshop – che si è svolto nella Sala della Costituzione della Provincia di Campobasso – organizzato da Confcooperative Molise e Centro Servizi. A moderare il dibattito Matteo Bettoli, caposervizio promozione e progettazione di Confcooperative nazionale: “Lo sviluppo delle aree interne è un grande tema nel nostro Paese, bisogna concentrare i nostri sforzi per rendere i territori interni abitabili”.

L‟intervento del presidente di Confcooperative Molise, Cav. Domenico Calleo, va proprio in tale direzione: “Sono indispensabili tutti gli attori che operano sul territorio, dalle istituzioni alle proloco passando per le cooperative e i semplici cittadini. Tutti possono portare un grande contributo. Sono convinto che se si agisce in rete e tutti uniti verso uno scopo concreto, ovvero evitare l‟accorpamento del Molise con altre regioni, si possa intravedere uno sviluppo nuovo. Confcooperative e Centro Servizi, artefici di questo incontro, sono pronti a dare tutti i possibili contributi tecnici e di assistenza”. Bisogna dire che le aree interne, nonostante occupino il 60% del territorio, sono abitate da solo il 22% della popolazione. Ecco perché si parla di rischio spopolamento. “Questo crea una forbice nel reddito sempre più ampia tra zone urbane più sviluppate e aree più disagiate – spiega Bettoli –”.

Massimo esperto in materia, Giovanni Teneggi, referente nazionale cooperazione di comunità di Confcooperative nazionale, riporta esempi concreti e interessantissimi di cooperative di comunità sparse per l‟Italia: “A Dossena, in provincia di Bergamo, è stata riaperta una vecchia miniera, chiusa da 40 anni, da parte di un gruppo di giovani che ne ha fatto un posto culturale. Sono state riprese le antiche feste, le sagre e hanno riaperto un vecchio albergo chiuso che è stato ceduto gratuitamente dal vecchio proprietario. Ora la cooperativa ha cinque assunti, una pizzeria e da valle risalgono per le serate che si organizzano a Dossena”.

Ci sono altri esempi virtuosi. Come quello di Perugia, dove un gruppo di persone “ha deciso di riaprire un teatro chiamandolo “Post Modernissimo‟ grazie al contributo dell‟intero quartiere, con un‟attività di crowfounding. Poi la cooperativa “Briganti del Cerreto‟, a Cerreto Alpi (Reggio Emilia), ha deciso di riappropriarsi dei propri boschi attirando giovani a trasferirsi lì. E ancora, a Toscolano Maderno, in provincia di Brescia, centro sul lago di Garda che vive di rendita grazie al turismo, i giovani hanno ripreso le attività delle vecchie cartiere del 1300. C‟è anche il rione Sanità a Napoli, dove spesso è difficilissimo pensarsi nel futuro. Nel 2009 è nata la cooperativa “La Paranza‟ che ha iniziato ad occuparsi delle vecchie catacombe napoletane nascoste e non utilizzate. Oggi hanno 200mila visite”.

Il modello molisano per eccellenza è costituito dal comune di Castel del Giudice, che ha sviluppato un modello che viene portato in giro per l‟Italia. Il sindaco Lino Nicola Gentile parte da alcuni assunti fondamentali: “La partecipazione dei cittadini è fondamentale per trasformare i piccoli centri in laboratori di progetti e per il coinvolgimento dell‟imprenditoria affettiva, ovvero di persone che hanno avuto fortuna altrove”. Ed ecco di cosa si parla: “Le nostre mele biologiche forniscono le mense di Napoli e Roma ma non quelle di Campobasso e Termoli. Ancora, cera una scuola chiusa da anni che abbiamo trasformato in Rsa. Le risorse provengono spesso da 25-30 cittadini più facoltosi che aiutano il proprio paese d‟origine. Fra poco produrremo una birra fatta al 100% con ingredienti molisani. E poi Borgotufi, che è diventato un albergo diffuso partendo da vecchie stalle abbandonate”.

Al centro del dibattito, dunque, ci sono i cittadini dei piccoli Comuni, chiamati a organizzarsi e a creare imprenditoria. Un bar, un ristorante, un bene in disuso, un percorso turistico: si può partire da qui per sviluppare un progetto accattivante. E i fondi? “A partire dal 1 gennaio del 2020 fino al 31 maggio – spiega Vittoria Ventura di Fondo Sviluppo – sarà attivo il secondo bando di Confcooperative-Fondo Sviluppo sulla cooperazione comunitaria con risorse tra i 700mila euro e il milione per consentire lavvio di attività di questo tipo, il tutto supportato dal Sistema di Servizi di Confcooperative”. Grazie al primo bando sono partite 33 cooperative di comunità, nessuna richiesta dal Molise.

Il docente dell‟Unimol, prof. Luigi Mastronardi, ha messo a punto una metodologia che definisce il ruolo delle cooperative di comunità e “individua un nuovo paradigma di sviluppo locale. Al termine degli studi è venuto fuori che 66 Comuni molisani sono afflitti da fragilità economica e sociale e come area pilota è stata presa quella del “Cratere sismico‟. In questo senso le cooperative di comunità potrebbero rinvigorire quei territori”. Presente anche Silvia Farina, in rappresentanza della Bcc, federazione Abruzzo-Molise: “Le cooperative di comunità sono realtà resilienti in cui tutto il territorio diventa protagonista attraverso la gestione di servizi e la valorizzazione del patrimonio culturale. Noi siamo banche di comunità che investono le risorse dove le raccolgono, per questo i nostri dogmi sono la solidarietà e la mutualità”.

Le conclusioni sono state tracciate nel brillante intervento di Massimo Bonetti, presidente di Confcooperative Abruzzo: “Nella nostra regione da qualche tempo è presente Borghiin, rete di borghi di cooperative. Lidea è nata subito dopo il terremoto de LAquila: la ricostruzione e i soldi sono arrivati ma il difficile è ricostruire un‟economia locale. Per questo, bisogna per così dire trasformare gli abitanti in soggetti economici. In questi 4 anni mi sono dedicato con tutto me stesso alle cooperative di comunità e posso dire che sulle 33 che hanno avuto il finanziamento 11 erano abruzzesi. Le linee guida sono il comparto turismo, i servizi da garantire alla popolazione e la messa a valore dei patrimoni. LiEuropa finanzia ormai non più le regioni ma direttamente i progetti migliori che vengono presentati. Per questo bisogna fare sistema: a essere venduto non sarà più il vino abruzzese o la mela molisana, ma il prodotto Abruzzo, il prodotto Molise”.