CAMPOBASSO – In occasione della visita del Premier Giuseppe Conte a Campobasso nella giornata di ieri è intevenuto il sindaco Battista. Queste le due parole:
“Con grande piacere porgo il mio saluto di benvenuto, unitamente a quello dei cittadini che rappresento, al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte che ci ha onorato, per la seconda volta, nell’arco di poche settimane, della sua presenza a Campobasso. Il nostro capoluogo, area interna del Molise in posizione baricentrica, nel rinnovarle il benvenuto ha presentato iniziative così come altri sindaci in attuazione di iniziative all’interno del Cis. Si tratta di progetti indispensabili per la nostra gente e allo stesso tempo strategici per l’intera regione. Idee in grado di fissare quell’unitarietà e quel legame con le infrastrutture di cui disponiamo e attraverso attività capaci di valorizzare quelle peculiarità che fanno parte del nostro patrimonio e che non possono più essere sottovalutate. Iniziative, e me lo auguro, che si rivelino utili non solo ad invertire il trend demografico, ma anche ad arricchire il nostro tessuto sociale ed economico.
L’Italia, Presidente Conte, non può fare a meno delle aree interne perché sono una parte fondamentale dell’impalcatura del Paese. Sono aree silenziose, che non fanno rumore. Senza la loro vitalità però l’Italia somiglierebbe ad un mosaico a cui mancano troppe tessere, quelle tessere che ne comprometterebbero l’indiscussa bellezza. Quando faccio queste affermazioni penso ai centri in cui il dinamismo è stato spezzato da terribili calamità: mi vengono in mente L’Aquila, Amatrice e soprattutto i centri quelli molisani devastati dal terremoto o quelli colpiti dalla furia dell’acqua. Centri che stanno cercando di rialzarsi, ma la cui operosità manca a tutto lo Stivale. Accanto a questi esempi però mi piace accostare quello di Matera, che ricade in un’area interna, ma che ha saputo giocarsi bene le sue carte tanto da diventare capitale della cultura 2019, titolo che sono certo aiuterà nell’intento di continuare a mettere a frutto quel patrimonio che non era mai stato così ampiamente valorizzato.
Lei Presidente sa di cosa parlo perché Lei conosce le realtà simili alle nostre, perché Lei le ha vissute e ne comprende il valore. La storia di Campobasso è una storia che accomuna centinaia di altre cittadine del centro-sud. Noi sindaci cerchiamo di fare più del possibile e siamo pronti a proseguire il nostro impegno, ad unirci, a condividere temi che forse potranno aiutare a cambiare il nostro Paese che di cambiamenti ha un urgente bisogno. Noi ce la mettiamo tutta, ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di dare risposte alle famiglie in difficoltà, a chi non ha un lavoro, a chi parte e a chi resta in Molise. E in questa nostra missione, un ruolo fondamentale, lo ribadisco, lo ha il Governo centrale che, ai Comuni, deve dare più fiducia e più ossigeno. Vorrei che la mia voce non passasse come quella di un contestare. Mi piacerebbe invece che fosse la dimostrazione di quanto il ruolo dei sindaci sia fondamentale in una partita che non si può giocare senza il nostro contributo. Un contributo prezioso perché spesso siamo proprio noi che andiamo a colmare vuoti istituzionali cercando di arrivare dove gli altri non arrivano e utilizzando al meglio i pochi mezzi che abbiamo a disposizione, e che qualche volta ci vengono negati. Come il bando per le periferie, a cui Campobasso si era candidato riuscendo ad ottenere 18 milioni di euro. Sarebbe stato per noi una grandissima opportunità per restituire la giusta dignità ad una vasta area della città creando lavoro e innescando benefici effetti sull’economia locale. Fondi di cui non possiamo più disporre e che ci costringono ad interrompere un virtuoso circuito su cui era impossibile non scommettere.
Ma anche davanti ad un no arrivato dal Parlamento, la mia, e quella di molti sindaci che oggi sento di poter rappresentare, non è mai stata una posizione di resa, anzi. È una posizione che denota tutta la nostra voglia di esserci e di fare, di stare in prima linea per andare incontro alla popolazione le cui esigenze mutano rapidamente. Noi Presidente dobbiamo decidere se fare asfalti oppure costruire scuole. Una scelta di opportunità rispetto ad una di coscienza, la popolarità contro una priorità. Un bivio in cui ognuno di noi non vorrebbe mai trovarsi.
Come avrà sicuramente avuto modo di verificare è bastato poco per accendere lo spirito di iniziativa di noi sindaci che abbiamo messo da parte i colori politici, le ideologie e i campanilismi, per il bene delle nostre comunità. E con la stessa trasparenza le do atto della centralità che ci ha voluto restituire, almeno con questa iniziativa, legata alla programmazione del territorio, che nessuno più di noi conosce.
Siamo noi sindaci i primi a crederci e a volerci investire, siamo noi che ci mettiamo la faccia e le braccia signor Presidente, senza mai sottrarci ai doveri e lottando per poter offrire alla collettività ciò che un padre vorrebbe sempre offrire alla propria famiglia. Da un lato il coraggio dall’altro il senso di responsabilità, e poi la paura che immobilizza contro lo slancio che ci fa guardare lontano. Ancora un terribile bivio. Ma noi non ci siamo mai tirati indietro e mai lo faremo perché siamo coscienti del peso del mandato che ci è stato affidato e perché siamo noi i primi a voler combattere, con il nostro esempio e il nostro impegno, quella diffidenza nelle istituzioni che dilaga in Italia. Diffidenza che va arginata perché un popolo che non ha rispetto né fiducia nelle istituzioni non può contribuire alla costruzione di un futuro migliore in cui invece dobbiamo tutti credere. Ci aiuti presidente a poter fare di più, quel di più necessario per continuare a costruire, per imparare a leggere e a realizzare meglio le nostre aspettative che sono le aspettative di tutti”.