Florenzano racconta i suoi primi 100 giorni da direttore generale

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oreste florenzano

Ai microfoni di ANSA il vertice dell’Asrem parla della sua esperienza definita “inimmaginabile ma al tempo stesso formativa”

CAMPOBASSO – Si è insediato al vertice dell’Azienda sanitaria regionale del Molise (Asrem) lo scorso 29 febbraio, dopo due giorni il primo caso Covid positivo in Molise. Oreste Florenzano racconta all’ANSA i suoi primi 100 giorni da direttore generale partendo proprio da quella data, il 2 marzo.

“Non ho mai immaginato potesse accadermi questo – dice – però è stata un’esperienza molto formativa. Abbiamo intrapreso una vera battaglia che ha messo a dura prova tutta la struttura. Nella squadra che ho subito costituito ho trovato gente molto preparata e disponibile, mi sono rapportato subito con la dottoressa Maria Virginia Scafarto che già conosceva l’ambiente sanitario regionale. Se non avessi avuto lei al mio fianco – aggiunge – avrei avuto sicuramente maggiori difficoltà. Abbiamo costruito un percorso basato sulle specifiche competenze lavorando in equipe”.

Florenzano evidenzia il lavoro svolto “attraverso una forte collaborazione” con la struttura aziendale e gli operatori sanitari dell’ospedale ‘Cardarelli’ di Campobasso, centro Hub regionale per il Coronavirus. Il percorso Covid è stato studiato e definito attraverso linee guida “immaginando tutti i sistemi di sicurezza da predisporre”.

Misure che hanno risposto alle aspettative: “Non abbiamo avuto alcuna infezione ospedaliera – ricorda – anticipando anche alcune disposizioni del Ministero”. L’imponderabile però si presenta dopo pochi giorni con il cluster di Termoli.

“In quella situazione – spiega – ci siamo presi una grossa responsabilità bloccando le attività all’ospedale ‘San Timoteo’. Rivendico con forza questa operazione, anche se è stata criticata; in quei giorni bastava un piccolo errore per creare un danno irreparabile”.

Da questa emergenza, a quella relativa alle Case di riposo di Cercemaggiore e Agnone. “Anche in questo caso – osserva – abbiamo dovuto compiere scelte non semplici, abbiamo provato a interloquire con altre autorità che a nostro parere avrebbero dovuto intervenire, ma alla fine ci siamo trovati soli, unico al nostro fianco il governatore Donato Toma”.

Florenzano ricorda anche le immagini della colonna di ambulanze partita di notte con destinazione l’ospedale di Venafro, struttura che avrebbe accolto gli anziani ospitati nelle Case di riposo. “Non è stata una deportazione, come qualcuno l’ha definita – sottolinea – ma un’operazione di salvataggio. Se non fossimo intervenuti in quella maniera, avremmo contato molti più lutti. Sono orgoglioso di quello che ho fatto”.

In questa fase, gli chiediamo, a suo avviso qualcuno aspettava un vostro errore? “Sì – risponde – e questo è ciò che più dispiace”.

Polemiche ci sono state anche sulla questione tamponi. “Siamo riusciti progressivamente a implementare la nostra capacità di processarli fino ad arrivare ai vertici nazionali, grazie anche a persone attaccate al senso del dovere che hanno compreso la situazione emergenziale restando a lavoro con turni di 12 ore. È chiaro che qualche errore è stato fatto – evidenzia Florenzano – ma la situazione in quei giorni la conosciamo tutti”.

Il dg Asrem parla anche del cluster rom di Campobasso che ha mobilitato la stampa nazionale. “Se fosse stato un problema gestionale Asrem mi avrebbero appeso per i piedi, in questo caso le responsabilità vanno ricercate altrove”.

Ora, però, la polemica si è spostata sugli ospedali Covid. “Nel nostro piano emergenziale abbiamo anticipato quello che era scritto in una circolare ministeriale che declinava anche il ‘caso’ Molise. Ovviamente abbiamo dovuto fare accorpamenti, chiudere attività anche in altri ospedali, non perché c’era un Hub misto, ma perché bisognava diminuire il contagio. In quella fase nessuno ha parlato, neanche gli allenatori del pallone, appena le cose sono migliorate è iniziato il valzer degli esperti con idee nate evidentemente non da valutazioni di carattere sanitario, ma da altre”.

Gli chiediamo cosa pensa dell’ipotesi ospedale Covid a Larino (Campobasso). La struttura “può e deve essere riempita di contenuti corretti e gestibili, non si può pensare di riempirla di contenuti per l’emergenza Covid perché questa prima o poi finirà e ci troveremo ad aver speso molte risorse che rimarranno lì”.

Ma il Sistema sanitario regionale è pronto ad affrontare un’eventuale recrudescenza della pandemia? “Bisogna agire con intelligenza e determinazione. È immaginabile la realizzazione in tempo utile, in un qualsiasi posto della regione, di una struttura Covid? Ritengo di no; bisogna trovare una situazione che dia una riposta nel breve e medio termine. Per Larino ci sono, tra le altre cose, criticità anche strutturali e per ipotizzare interventi antisismici occorrono 34 milioni, oltre ad altre risorse per gestirlo. Sto chiudendo il primo trimestre Asrem con un deficit di 11 milioni, se le cose continuano così a fine anno avremo un deficit strutturale di circa 44 milioni. Tutto si può fare, ma…”.

“Questa esperienza mi ha formato – conclude – e mi ha fatto comprendere che questo lavoro, che a volte non fa dormire la notte, è proprio bello, restituisce anche soddisfazioni e pone in una continua sfida e impegno mentale che formano anche sotto l’aspetto psicologico”.