CAMPOBASSO – Produrre un quintale di grano duro per la pasta costa agli agricoltori del Sud 31,8 euro (30,3 al Centro Nord) ma al momento di venderlo se ne vedono pagare al massimo 28, finendo di fatto per lavorare in perdita. Ad affermarlo è la Coldiretti in occasione della pubblicazione da parte di Ismea del monitoraggio dei costi medi per il frumento, risultato della grande mobilitazione che ha visto ventimila produttori della più grande organizzazione agricola d’Italia e d’Europa scendere in piazza in tutto il Paese.
Anche il Molise ha preso parte alla manifestazione portando nel capoluogo pugliese oltre 500 Soci guidati dal presidente regionale, Claudio Papa, insieme con il presidente provinciale di Isernia, Mario Di Geronimo, il presidente regionale dei Senior, Giuseppe Licursi, ed il direttore regionale Aniello Ascolese. Presenti anche molti giovani imprenditori con il delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa, il movimento giovanile dell’Organizzazione, Michele Porfido.
Si tratta di un passo avanti fondamentale – sottolinea Coldiretti in merito alla pubblicazione da parte di Ismea del monitoraggio dei costi medi per il frumento – perché da oggi non si potrà più prescindere dai costi di produzione come riferimento minimo per garantire un prezzo equo e fermare le speculazioni che stanno strozzando le imprese agricole e salvaguarda i consumatori e il loro diritto a prodotti sani e locali. Costi di produzione che – sottolinea Coldiretti – non possono essere però il prezzo: serve, infatti, garantire un margine adeguato all’agricoltore, perché produrre sottocosto, come sta avvenendo ora, mette a rischio il futuro del Made in Italy.
Un risultato importante anche per il Molise dove, stando ai dati dell’ultimo censimento Istat (Censimento 2020), vi sono oltre 7mila le aziende agricole che coltivano grano duro, impiegando una superficie di circa 45mila ettari (fonte elaborazione Coldiretti su dati Istat 2025). Numeri importanti per una piccola regione che identifica nel primario il settore trainante della sua economia. Stando ai dati della CCIAA del Molise (rapporto 2024) il 28,4 % delle aziende della regione è infatti costituito da quelle agricole.
Sotto l’effetto delle manovre dei trafficanti di grano le quotazioni pagate agli agricoltori sono calate negli ultimi quattro anni tra il 35% e il 40%, mettendo a repentaglio le prossime semine e la tenuta economica delle aziende agricole aggravando, inoltre, il fenomeno dello spopolamento.
Da qui il piano di misure presentato da Coldiretti in occasione della mobilitazione e subito condiviso dal Governo con il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, a partire dall’impegno a istituire la Commissione Unica Nazionale (CUN) sul grano duro, per superare le borse merci locali, fermare le speculazioni e costruire un meccanismo trasparente e partecipato per garantire il corretto formarsi del futuro prezzo di mercato.
Una misura finalizzata a costruire un miglior rapporto all’interno della “filiera” che ora diventa ancora più urgente tenendo conto dell’atteggiamento ostativo degli industriali che, di contro, non hanno partecipato alla Commissione sperimentale per il grano duro; una presa di posizione che evidenza un atteggiamento ostile alla istituzione della CUN.
Bene anche l’annuncio di 40 milioni da destinare ai contratti di filiera, con aiuto de minimis di almeno 100 euro ad ettaro, che rappresentano oggi lo strumento più concreto per dare stabilità e reddito agli agricoltori, coinvolgendo anche il mondo dei pastai a cui viene garantito un credito d’imposta da 10milioni di euro. Grazie a questo strumento i produttori di grano potranno avere un ricavo di almeno 40 euro al quintale, tra prezzo riconosciuto all’interno del contratto di filiera e contributi pubblici.
Il piano di Coldiretti chiede anche il blocco delle importazioni sleali di grano trattato con sostanze vietate in Europa, come il glifosate presente nel grano canadese “veleno” per le nostre tavole, garantendo la reciprocità delle regole e imponendo agli alimenti provenienti da Paesi terzi gli stessi standard richiesti agli agricoltori italiani ed europei. È fondamentale, poi, estendere a tutta l’Ue l’obbligo di indicare l’origine del grano sulla pasta, già in vigore in Italia, per garantire ai consumatori il diritto a una informazione trasparente su ciò che consumano.
Al tempo stesso serve investire in ricerca, innovazione e transizione tecnologica anche con il supporto della ricerca, in particolare del Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura). Occorre anche un piano nazionale per stoccaggi e infine serve triplicare la resa ad ettaro attraverso l’introduzione, anche per la cerealicoltura di nuove tecniche di irrigazione così da assicurare riserve strategiche, forniture sicure e difendere la sovranità alimentare.