Il punto sul plasma del presidente Massaro: ecco cosa ha riferito

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gian franco massaro

Il numero uno della Federazione mondiale sangue invita il Governo a tutelare le donazioni italiane. Due autorevoli portali dedicati alla Salute fanno il punto attraverso l’articolo del presidente del CSV Molise

REGIONE – Un momento di svolta che può e deve servire a tutelare le donazioni dei cittadini italiani e il principio etico che è alla base di ogni gesto di solidarietà. Questo l’appello che il presidente della FIODS e del CSV Molise Gian Franco Massaro ha indirizzato al Governo Draghi attraverso un articolo sul Ddl Concorrenza online da qualche ora sui portali del Sole 24 Ore e di AboutPharma.

L’inserto dedicato alla Salute dell’importante quotidiano economico e l’autorevole rivista di settore, riferimento del sistema sanitario, hanno dato ampio rilievo all’articolo in cui il numero uno della Federazione internazionale delle organizzazioni di sangue fa il punto sulla lavorazione del plasma italiano, quindi sulle donazioni di oltre un milione e mezzo di cittadini, partendo proprio dal disegno di legge al vaglio del Parlamento.

Tutto ruota attorno alla possibilità di sancire accordi per la lavorazione del plasma anche con aziende europee che attualmente sono escluse dalle convenzioni perché hanno i loro stabilimenti in Paesi in cui il plasma è ceduto a fini di lucro, o in cui il plasma non è lavorato in regime di libero mercato.

L’obiettivo da perseguire secondo il presidente del Centro di servizio per il volontariato è garantire la concorrenza sì, ma allo stesso tempo tutelare le donazioni locali.

«Va ricordato – si legge nell’articolo del presidente Massaro – che il plasma raccolto in Italia, totalmente di proprietà pubblica, è sufficiente per produrre circa il 70% dei plasma-derivati necessari per i pazienti italiani, mentre il rimanente 30% dei prodotti è reperito sul mercato e proviene da plasma raccolto all’estero, di proprietà delle aziende. La riforma della norma, così come prevista dal Ddl Concorrenza allarga il campo delle aziende che possono concorrere per aggiudicarsi le gare per lavorare il plasma italiano. Questo consentirà a tutte le multinazionali e anche alle aziende di Stato di altri Paesi, e in quanto tali monopoliste, di poter concorrere per la lavorazione del plasma nazionale. Balza agli occhi, oltre alla necessità di ribadire con nettezza il valore etico della donazione volontaria e gratuita di sangue e plasma, alla base del nostro sistema in linea di principio, che la vera questione da affrontare è una sola: come tutelare i plasma-derivati nazionali dal rischio che un’azienda che si trova a produrli, e nello stesso tempo a venderne di equivalenti nell’arena commerciale, non privilegi i secondi a scapito dei primi, non fosse altro per i prezzi più alti?».

A tale interrogativo Massaro offre una risposta, che fa riferimento a una soluzione che, a quanto pare, potrebbe essere avallata anche dall’Europa.

«La soluzione consiste nel separare completamente i due canali – prosegue Massaro nel suo articolo -, non consentendo all’azienda che stipula una convenzione per frazionare il plasma di alcune Regioni (l’Italia è divisa in quattro raggruppamenti di Regioni e quindi si stipulano quattro diverse convenzioni) di immettere prodotti commerciali nello stesso ambito territoriale. Questa modifica, di semplice attuazione, metterebbe al riparo da un rischio già esistente con la norma in vigore, ma reso ben più minaccioso dalla modifica prospettata: vogliamo davvero, ad esempio, che l’azienda di Stato francese, monopolista nel suo Paese, possa lavorare il plasma italiano, e nello stesso tempo vendere in Italia prodotti commerciali? O che una multinazionale possa trovarsi in posizione di forza rispetto al nostro sistema pubblico, privilegiando i propri prodotti rispetto a quelli derivati dai donatori italiani?».

Infine l’invito di Massaro a cogliere questa occasione per adeguarsi alle normative con una riforma che dia certezze ai pazienti.

«Spero che il Governo e il Parlamento la vogliano sfruttare – ha concluso -, evitando la procedura d’infrazione con l’apertura a tutte le aziende europee senza alcuna discriminazione, ma, al contempo, legiferando in modo che chi produce plasma-derivati da donazioni italiane sia concentrato sulla valorizzazione del prodotto nazionale, senza perseguire obiettivi commerciali inopportunamente sovrapposti».