Calano gli occupati, resta alta la presenza femminile e straniera. L’evoluzione nel decennio 2015-2024, le parole di Alfredo Savia
Nel decennio 2015-2024, il settore del lavoro domestico in Molise ha subito un’evoluzione significativa, segnando un generale calo del numero complessivo di lavoratori ma confermando alcune tendenze strutturali come la forte prevalenza di donne e l’incidenza della manodopera straniera. I lavoratori passano da 2.162 nel 2015 a 1.702 nel 2024 (–21%), secondo quanto raccolto da Nuova Collaborazione (associazione nazionale dei datori di lavoro domestico) su dati INPS.
Dopo un leggero aumento nel 2020 (anno del picco con 2.368 lavoratori), il trend è tornato decrescente evidenziando una contrazione strutturale. Il settore rimane a forte prevalenza femminile, con oltre il 93% delle posizioni occupate da donne. Anche la componente straniera, sebbene in calo del 46%, continua a rappresentare una parte significativa della forza lavoro (670 lavoratori nel 2024). Nel 2024, seppur in calo, la componente straniera rappresenta una parte importante con 670 lavoratori, pari al 39% del totale.
Lavoro domestico a Campobasso: cresce il peso degli italiani, crollano gli stranieri
Nel periodo 2015–2024, il numero totale di lavoratori domestici nella provincia di Campobasso ha registrato una diminuzione del 24%, passando da 1.436 a 1.086 unità. Il settore resta fortemente femminilizzato, con oltre il 90% dei lavoratori costituiti da donne, secondo quanto raccolto da Nuova Collaborazione (associazione nazionale datori di lavoro domestico) su dati INPS. Altro dato significativo da evidenziare è una progressiva riduzione della componente straniera (da 796 a 426 lavoratori), mentre quella italiana ha mantenuto valori più stabili. Il picco occupazionale del 2020, legato in maniera preponderante all’effetto pandemia, è stato seguito da un trend decrescente.
Dati nazionali: ancora in calo i lavoratori domestici regolari
Nel 2024 i lavoratori domestici contribuenti all’INPS sono stati 817.403, con un calo del -2,7% rispetto al 2023 (-23.036 lavoratori). Questo decremento è più contenuto rispetto a quelli del 2023 e del 2022 (-7,1% e -7,2%), che seguivano gli aumenti del biennio 2020-2021 legati al lockdown e alla regolarizzazione prevista dal Decreto Rilancio (D.L. n.34/2020). Fenomeni simili di calo si erano già verificati dopo le regolarizzazioni del 2009 (L. 102/2009) e del 2012 (D. Lgs. 109/2012), che avevano incentivato l’emersione di lavoro domestico irregolare. Dal 2022, il numero dei lavoratori domestici è in diminuzione, con un trend simile per uomini e donne. Tuttavia, la presenza femminile è nettamente prevalente e in crescita: nel 2024 ha raggiunto l’88,9%, il valore più alto degli ultimi sei anni. Nel 2024 i lavoratori maschi sono scesi sotto quota 91.000, registrando un calo del -7% rispetto al 2023. Questo suggerisce che i processi di regolarizzazione abbiano avuto un impatto maggiore sulla componente maschile.
Virgolettato di Alfredo Savia, Presidente Nuova Collaborazione
“Abbiamo fatto tanto per provare a incrementare questo settore, ma anche l’attenzione da parte della politica è sempre stata molto scarsa. Quest’anno pensavo fosse l’anno buono per tornare almeno a 900 mila lavoratori iscritti. Nel 2012 abbiamo superato il milione. Ma anche quest’anno il numero è stato inferiore. C’è stato un decremento che ci porta a chiedere: è colpa solo nostra o c’è qualcosa che non funziona nella testa degli italiani dovuta anche allo scarso interesse politico? Credo entrambe, la cultura in Italia non aiuta, ma non possiamo permetterci il “lusso” di avere più di 1 milione di lavoratori irregolari: è uno scandalo. Vorrei vedere per lo meno dal prossimo anno un segno “+”, ma soprattutto un maggiore impegno da parte della politica.
Bisogna dare un segnale. Cercare di regolarizzare quella mano d’opera che in Italia già abbiamo. Di iniziative se ne possono fare tante, ma da soli continuiamo a decrescere come numero e avere 1 mln di lavoratori in nero (solo nel nostro settore). Alla politica, ripeto sempre lo stesso appello: affinché rifletta seriamente sui bisogni delle famiglie che sono la struttura portante di queste società, affinché consideri il lavoro svolto in ambito familiare come una risorsa strategica per il futuro del paese, capace di rafforzare l’occupazione femminile, sostenere il benessere delle famiglie e ridurre le disuguaglianze sociali. Il carico di cura è soprattutto sulle donne. Non è più sostenibile considerare l’assistenza familiare come una congenialità privata e invisibile, spero che la politica accolga tutti i nostri obiettivi”.