La storia di Giuseppe Antonio Mariano, il medico “idolo del popolo”

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Era nato a Montagano , in provincia di Campobasso, nel 1839. Dopo aver esercitato in Molise si trasferì in Toscana

marianoMONTAGANO – Giuseppe Antonio Mariano nacque a Montagano, in provincia di Campobasso, il 14 dicembre del 1839, da Francesco (quarantacinquenne “mobilista” – figlio di Giuseppantonio e Patrizia Cefaratti) e Donna Carmela Pistillo (trentaquattrenne – figlia di Don Nicola Maria “farmacista” e Emilia Rosa Janigro). L’atto di nascita fu certificato dall’allora Sindaco Domenico Maria Janigro. I suoi genitori si erano sposati, a Montagano, il 28 luglio del 1827. In casa Mariano, oltre a Giuseppe Antonio, arrivarono: Patrizia nel 1830, Maria Giulia Lucia nel 1832, Alessandro nel 1834 e Icodosio Filomeno nel 1841. Nel settembre del 1948, Giuseppe Antonio e i suoi fratelli, rimasero orfani del padre.

Gli agiati zii provvidero all’educazione ed all’istruzione dei ragazzi. Giuseppe Antonio si laureò all’Ateneo di Napoli nel 1964. Successivamente ottenne la specializzazione in Chirurgia. Da subito dimostrò di vivere la professione di medico come una vera missione. Accorreva dai poveri del paese, di giorno e di notte, prestandosi gratuitamente e generosamente. Divenne l’idolo del popolo. Questo atteggiamento a suo modo “rivoluzionario” infastidì, non poco, i ricchi familiari e i notabili del luogo. Fu per questo che, disdegnando ricchezza e futuri onori, lasciò Montagano. Decise di continuare la sua professione in Toscana.

All’inizio fu medico condotto di Seravezza in provincia di Lucca . Poi di Castiglione d’Orcia in provincia di Siena . Successivamente, sempre in provincia di Siena, divenne medico condotto del comune di Buonconvento. Era proverbiale l’utilizzo del suo “calesse” con il quale raggiungeva ogni luogo e con qualsiasi tempo. Benefattore e filantropo. Nel giugno del 1877 ottenne l’incarico ad Ambra (frazione di Bucine) in provincia di Arezzo dove rimase per oltre quaranta anni . In questo comune morì il 17 ottobre del 1919. Così fu ricordato: “ … seppe così farsi amare da ogni ceto di persone. Disimpegnò puntualmente e coscienziosamente il suo dovere di medico, dando prova di superiore intelligenza, disinteresse, amore alla sua arte …”.

A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”